Peregrines – Proximi Luces (Autoproduzione)

Melodia ultraterrena che abbraccia il suono degli angeli e li riporta inesorabilmente a terra.

Tra la gente comune tra luoghi dove poter rilassarsi ascoltando echi di Fleet Foxes, Simon e Garfunkel e Kings of convenience, con un pizzico di Of monsters and man mescolati al buon Vernon in arte Bon Iver.

Strumenti che danzano e si divincolano tra le note di pianoforti, banjo, violini ridenti  e chitarre a creare quel circolo di aspirazioni che hanno un concreto sviluppo nell’incedere dei brani.

Una musica quasi sussurrata a porre in primo piano ciò che è importante: la luce.

Un disco sulla parte buona del mondo, un disco di speranza e caparbietà che prende l’indie-folk d’annata e lo rivisita  in modo originale, lasciando intendere una ricerca soprattutto sul piano vocale e di voci addizionali che si presentano in maniera puntuale a fare da sfondo a Sean artefice assieme agli altri Peregrines di questa magia musicale.

Di magia si tratta e le basi per un incedere evocativo ci sono tutte, un album quindi che prende il folk, associato spesso alla parte malinconica di ognuno di noi, per trasformarlo in sostanza in perenne mutamento.

Un piccolo gioellino da avere, da ascoltare e da far conoscere a chi ci regala un sorriso di luce.

La madonna di mezzastrada – Lebenswelt (Il mondo della vita) – (Autoproduzione)

Raffinato indie rock agrodolce che si staglia inesorabilmente lungo le giornate come spennellate di nero su di un muro già sporco dalla fuliggine di tutti i giorni.

Quei giorni spesi  a ricucire, a ristabilire un ordine, che non è mai stato ordine, ma solo un riporre su delle mensole dell’infanzia automobiline dalle porte aperte che prima o poi verranno chiuse.

E’ questo il senso del disco e della vita che vogliono dipingere “La madonna di mezza strada” impegnata a ristabilire il senso principale dei nostri cammini, delle nostra parole, delle nostre emozioni.

Testi introspettivi, ammalianti quanto basta, che possono splendere di luce propria solo durante la lettura, solo dopo aver letto le prime parole de “Il mondo della vita”.

Ecco allora che “Lebenswelt” si concentra sulla forza dirompente delle parole associate al vuoto che avanza, che si contrappongono a suoni lisergici di matrice anni ’90 con incedere di chitarre distorte, ricordando “CSI” fra tutti.

Un album ricco di istantanee, quasi a voler fermare il tempo, quasi a voler raccontare sprazzi di vita, di un mondo che ci appartiene si, ma di un mondo che allo stesso tempo risulta decadente quanto basta per far si che le nostre azioni diventino pura routine d’intrattenimento.

Un gruppo da tenere sott’occhio nelle prossime uscite, direi  una vera sorpresa, forse la miglior sorpresa del 2014.