The grooming – Thisconnect (Autoproduzione)

La band dai 1000 volti definita tale in quanto le canzoni che compongono questa meraviglia sonora si snodano all’interno di labirinti esistenziali in cui è veramente facile perdersi e non trovare la strada verso casa, in cui è quasi scontato trovare persone che si incrociano, si guardano e iniziano a ballare senza un naturale motivo.

Una band che mescola un’elettronica d’attacco e un suono che si avvicina a Portished e Massive attack, passando per le atmsofere rosate dei francesi Air.

Un mix di eterogeneità e passione in cui è notevole l’uso di synth e programmatori che danno un tocco pienamente personale al lavoro di cesallatura finale che di certo regala sorprese sonore di ascolto in ascolto.

Giri di basso e groove di batteria che si intersecano con il reale infinito fino a dar forma all’indecifrabile essenza del perdersi.

Ospiti eccelenti nelle voci e sul palco: da Meme Galbusera a Gianluca “thehuge” Plomitallo, passando per Jack Jaselli, Alessandra Contini, Ezio Castellano, Denise Misseri e Ketty Passa, Paolo Martella e Chiara Canzian.

I quattro prendono ciò che di meglio sanno fare per donarlo giustamente ad altrettante voci che riescono ad interpretare in maniera magistrale liriche introspettive e quasi laceranti.

Un disco di notevole fattura, da ascoltare e riascoltare, un’elettronica mai esagerata o gridata, ma anzi, il giusto connubio tra l’emozionale e il vibrato andante.Tanto di cappello.

L’inferno di Orfeo – L’idiota (HertzBridge Records – LibellulaMusic)

Un cantautorato che abbraccia sensazioni lontane di rock più classic senza tempo per ricordare che parole e intreccio fiabesco si possono schierare dalla parte di chi l’idiota vuole essere, apparire o chi si atteggia in modo così tale da far credere agli altri di esserlo veramente.

Un disco maturo e lagato in qualche modo alle origini di questi quattro torinesi che ora come ora stanno raccogliendo i frutti tanto sperati, affermandosi tra le migliori proposte della scena alternativa piemontese.

Musica che si mescola con un vissuto in cui il colore dominante il rosso si scontra con il giallo per creare quel tenue arancione di copertina che regala emozioni contrapposte da uno stile unico e certamente originale.

I testi denotano una sapiente ricerca, fulcro esistenziale per gridare le proprie idee senza essere calpestati, senza essere giudicati e in qualche modo per fare quadrare il cerchio della memoria, sempre cara al Silotto frontman.

Un incrocio quindi tra Non Voglio che Clara e Paolo Benvegnù, tra Manuel Agnelli del Quello che non c’è e la poesia musicale di Valentina dorme.

Pezzi che si fanno ricordare per la loro armonia d’insieme sono certamente l’apertura con “La Manovra”,  “Arrampicate” con un cameo DeAndreiano in sferzata elettrica e la title track “L’idiota”, mentre la chiusura affidata alla struggente “Paola” non delude le aspettative di un bellissimo finale.

Un disco che guarda al cambiamento con stile, racchiudendo piccole perle quotidiane da digerire sciogliendole dolcemente dentro al bicchiere di una vita troppo amara in cui sperare di vedere nascere, di tanto in tanto, qualche bel fiore.