Family Portrait – Lontano (Autoproduzione)

Questo è un disco magico.

Una cofamily portrait_lontano_ copertinammistione di suoni elettronici e suoni classici che prende al cuore di chi ascolta regalando emozioni sintetizzate e lasciando spazi a profumi di elettricità metropolitana condita da basi ritmiche sostenute e cori mozzafiato.

Il nuovo disco dei “Family Portrait” è una mescolanza di tutto ciò, un regalo inaspettato che il trio di Macerata scaglia tutto d’un fiato per raggiungere un’altezza infinita di rumori e suoni filtrati magistralmente.

Il gruppo si avvale in questa ultima fatica di strumentisti classici che prendono il sopravvento in canzoni come la bellissima “Tracce” o la commovente e leggera “Saturno”.

Il resto sono sintetizzatori e batterie in loop, organi e pianoforti deflagrati da una voce che ricorda la migliore Meg dei tempi andati.

Suoni che abbracciano sostanza, gatti – umani che rincorrono topi – umani, l’assenza colmata da un circuito elettronico scelto all’orizzonte mai per caso.

Un disco totalmente ben suonato e posso dire tra le più belle novità di quest’anno.

 

Mad Chickens – Kill Hermit (LadyMusicRecords)

E’ un suono sviscerale e allo stesso tempo è pura psichedelia, senza mezzi termini e mezzi misure.

Le 12 tracce che compomad chickensngono l’album delle Mad Chickens “Kill Hermit” è un concentrato di suoni lisergici e distorti in cui  la parola rumore è sinonimo di grazia pensata per un fine comune.

Le quattro (mi scuso per Nicola, ma la maggioranza è donna) manipolano suoni fino a raggiungere riverberi lunghissimi e delay incrociati da controcanti e seconde voci lasciando l’ascoltatore a bocca aperta in cavalcate senza fine e apparentemente senza una strada da seguire.

Invece dopo un secondo ascolto tutto appare più chiaro, gli spiriti affini a questa band: vedi sotto la voce Verdena, Nirvana, Marlene Kuntz, il post grunge e i suoni più acidi ’70, si incontrano per una riunione sul futuro della musica.

La sentenza riassunta la troviamo nella traccia d’apertura “Kill Hermit/Gun in my head” e in pezzi come Fell in love, Bed Never bed e The tin Man.

Un disco che nel suo apprendere dal passato regala emozioni da conservare per gli che verranno. Complimenti!